Monday, April 12, 2010

La Cultura Italiana "in piazza"





In collaborazione con il MAE - Direzione Generale per la Promozione e Cooperazione Culturale e l'Accademia della Crusca, e´ stato realizzato un sito dedicato interamente alla lingua italiana, l'Italiano in Piazza, concretizzato anche nell'ambito delle iniziative dell'VIII Settimana della Lingua Italiana nel mondo, svoltasi a Roma e in molte piazze d´Europa nell´ottobre del 2008. Sarebbe bello promuovere una settimana della cultura italiana anche nelle piazze delle principali citta´estoni.
Dal 2001,infatti, ogni anno, si tiene in tutto il mondo una settimana tematica dedicata alla Lingua e Cultura Italiana. L'iniziativa, coinvolge tutti gli Istituti Italiani di Cultura sparsi nel mondo, con la partecipazione di molti enti pubblici e privati impegnati nella diffusione della lingua italiana all’estero. Anche la Rai-Radio Televisione Italiana descrive sul proprio sito il progetto culturale e il programma degli eventi: www.italica.rai.it/principali/argomenti/altro/lingua.htm

Durante le settimane dell´"Italiano in Piazza", il luogo simbolo della storia e cultura italiane, che e´appunto la piazza, è documentato da una selezione di fotografie storiche, contemporanee, inedite e d'autore. Attraverso 800 piazze italiane viene indagato lo spazio che da sempre ha cresciuto i valori della comunicazione come luogo privilegiato per il commercio e il turismo, come teatro di manifestazioni e celebrazioni religiose, come espressione dell'altissima creatività artistica italiana e della complessa stratificazione storica delle nostre città.



Perche´ scegliere la piazza come sibolo della diffusione della lingua italiana?

La civiltà italiana è per la massima parte il prodotto della vitalità prorompente delle tante città che fiorirono in ogni parte della Penisola e delle Isole negli ultimi secoli del Medioevo. Città che si aprirono ai commerci e alle attività produttive, si illuminarono di nuove forme d'arte e di letteratura e si dettero anche governo autonomo o almeno furono l'ambiente di vita soprattutto di una nuova classe sociale, la borghesia. La città fu il luogo alternativo al castello feudale da una parte e al grande centro monastico dall'altra. E nella città assunse una funzione decisiva la piazza civica: luogo di assemblea, di grandi cerimonie, di tumulto, di spettacolo, di affermazione del potere. Dunque, anche luogo di grande comunicazione, di pratica delle lingue vive e di dimostrazione del loro valore. Questa la funzione della piazza centrale dell'aggregato urbano: una "piazza maggiore" per antonomasia, che si apriva davanti al Palazzo di Città, o del Governo, o della Signoria. Altra cosa la Piazza che si apriva davanti al Duomo, per accogliere le cerimonie religiose o le folle in ascolto dei predicatori o che assistevano ai roghi degli inquisitori. Una pluralità di funzioni, nascente da ogni articolazione della vita associata, creava la necessità di questi spazi urbani e li riempiva.
La pressione della moltitudine incontrava poi la mente e la mano degli architetti e degli artisti. Presero così forma definitiva le spettacolari e inimitabili piazze italiane dell'età del Rinascimento e del Barocco. Talvolta l'architetto doveva dare solo l'ultimo e magistrale tocco a un impianto preesistente, ereditato dalla città romana sottostante: esempi classici la Piazza Navona a Roma e la Piazza Maggiore a Bologna o doveva reinterpretare il valore simbolico del luogo eccelso nell'antico mondo urbanizzato: nasceva quindi la Piazza del Campidoglio concepita da Michelangelo.



Ma se si vuol legare più strettamente l'esistenza delle Piazze d'Italia all'affermazione della lingua italiana, bisogna pensare alla funzione delle Piazze nel secolo del Risorgimento e della nuova nazione italiana. Le manifestazioni patriottiche e le barricate prima, ormai all'insegna del tricolore, e poi i comizi dei diversi e contrapposti partiti o i fasti di singoli protagonisti della nuova scena nazionale: furono queste le occasioni in cui l'italiano occupò davvero le Piazze d'Italia e anche si plasmò in esse. Piazze di antica esistenza o di nuova costruzione accolsero da allora nomi e monumenti che ricordano a tutti quando e come le vicende di mille comuni e i suoni di mille idiomi si sono congiunti in una sola storia e in una sola lingua.Anche poeti e pittori delle ultime generazioni hanno dato nuova anima a questi luoghi, celebrandoli nei loro versi o sulle loro tele. E in queste piazze si sono ridestate, terse e pienamente intelligibili, fatto unicamente italiano, anche le antiche voci: interi canti della Commedia di Dante hanno rioccupato prepotentemente, rilanciati dal funambolico Roberto Benigni, molte Piazze d'Italia, partendo da quella di Santa Croce a Firenze, e si sono incontrati qua e là con le voci di prodigiosi mimi e affabulatori del nostro tempo, come Dario Fo o Alessandro Baricco.

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